09/07/13

Il compagno di giochi #3


"Questa volta ti ho presa, carognetta. Adesso la pianti di fottermi il portafogli." 

Con voce lievemente acuta Davide mi afferra il polso sinistro, nella cui mano stringo il suo portafogli. 

Non sono stata abbastanza abile da sfilarglielo senza farmi beccare, sto giro. E' tutto il pomeriggio, dedicato alla scoperta di Faenza, che glielo sfilo di tasca e glielo sventolo davanti al naso, prendendolo per i fondelli per la sua poca attenzione, ma questa volta mi ha scoperta.

"Lasciami che mi fai male." 

Non è vero, e sto anche ridendo, ma esagero una smorfia di sofferenza acuta, e alzo anche la voce, mentre mi contorco come se fosse lui a torcermi il polso.

"Sei solo una piccola ladruncola! Adesso andiamo dai Carabinieri!" 

Eccolo, il mio Davidino, in grado di cogliere al volo ogni suggerimento, compreso il mio sguardo verso la sua sinistra, dove un paio di anziani smettono di giocare a carte per osservare la scena. 

"No, per favore..." 

Inizio a piagnucolare, a voce più alta, notando che nella quiete estiva le vie, prima deserte, si stanno lentamente affollando di curiosi. Affollando poi è una parola grossa. Diciamo che da una città fantasma, Faenza sembra assumere l'aspetto di un reparto di geriatria alla vigilia di Natale, quando tutti i degenti sono stati consegnati alle rispettive famiglie, almeno per un paio di giorni, e sono rimasti solo i più disperati, quelli che non hanno proprio nessuno da cui tornare. 

"Se mi denunci mi tolgono il bambino. E non voglio tornarci in riformatorio." 

Alzo la voce e calco sul termine bambino e riformatorio, così da imprimere ben chiaro nella testa dei curiosi che: A) sono minorenne (cosa per altro assolutamente non vera) B) sono pure madre (altra balla stratosferica). 

"Ma davvero? Sei una ladra, sei minorenne e hai pure già scodellato un bambino? E cosa ci guadagno, io, a non denunciarti? Se vieni a casa con me e sei carina, potrei anche pensarci su." 

Davide santo subito! Come riusciva a seguirmi lui non ci riusciva nessuno. Il suo era un vero e proprio dono. 

Il pubblico, intanto, inizia a rumoreggiare. Se prima erano scandalizzati per un borseggio proprio nel centro della ridente cittadina romagnola, ora sono indignati per il ricatto sessuale messo in atto dal derubato, e improvvisamente, agli occhi di quelle persone, la vittima diviene il carnefice, e mi rendo conto che la cosa potrebbe anche degenerare, quando iniziano a fare cerchio attorno a noi, come un branco di cani affamati. 

Anche Davide ci impiega poco a rendersene conto, e mi lascia andare di colpo, mentre lo sguardo di cerbiatto spaventato compare nei suoi grandi occhi scuri e miti, lui che non ha mai fatto del male ad una mosca. 

"Sparisci." 

Mi dice, e si allontana quasi correndo verso il parcheggio dove avevamo lasciato la mia macchina. Intanto io cerco di andarmene, per una via parallela, per ricongiungermi a lui più avanti, quando un signore mi si avvicina e mi afferra per una spalla. Stretta da cui mi libero con uno strattone, girandomi verso di lui e fulminandolo con lo sguardo. 

"Sta bene, signorina? Se ha bisogno di soldi per il suo bimbo, posso aiutarla io. Non sta bene che una ragazza così giovane si metta a rubare, o a fare di peggio, per vivere." 

E mentre pronuncia queste parole mette mano al portafogli e tira fuori una banconota da 10.000 lire, che per i tempi erano pure una cifra abbastanza ingente. 

"Mi spiace. Scusatemi." 

Non riesco a dirgli altro, mentre arretro, allontanandomi da lui come se fosse infetto. 

Improvvisamente mi rendo conto che quelle persone non hanno nulla a che fare con quelle che io tanto detesto. 

Laddove nella borghesia bolognese c'è ipocrisia, in quelle persone, forse non colte, forse non laureate, c'è una pulizia ed una bontà che non avevo avuto modo di incontrare molto spesso, prima. 

Sono là, in piedi in mezzo a quegli attempati contadini dalla pelle cotta dalle troppe estati passate dietro agli aratri, dalle vene del naso rotte dalle troppe bevute all'osteria in inverno, che probabilmente non sanno scrivere più del proprio nome e non hanno mai letto i meravigliosi versi di Prevért, e l'unica cosa che posso fare in quel momento è piangere. 

E sentirmi una grandissima testa di cazzo.

Nient'altro che un pidocchio, davanti a loro. 

Declino ogni aiuto, ringrazio ognuno di loro.

Ogni loro parola è una coltellata nello stomaco, in quel momento. 

Sanguinando me ne vado. 

Ritrovo Davide, spaventato per il mio ritardo, preoccupato per il mio ritardo, accanto alla macchina. 

Quel gioco non è stato eccitante, e quella volta non abbiamo scopato. 

Ho pianto fra le sue braccia e mentre lui, impacciato, cercava di capire perché fossi così sconvolta mi ha mormorato: 

"Questa è la prima volta che sembri quasi una donna. O una checca isterica!"






9 commenti:

  1. Risposte
    1. E' solo così che la verità riesce a raggiungermi.

      Facendomi sanguinare.

      Sembra essere l'unico modo in cui io riesca ad imparare.

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  2. Mi ricordano le scenette che faccio anche io in giro, tipo l'ultima ieri sera: ero in giro per un paesino e con un amico siamo capitati in mezzo a ragazze e ragazzi mai visti. Prendo il tel e fingo di parlare di cose losche :p

    Moz-

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    1. Già... giochi innocenti, fin quando non ti rendi conto che esiste qualcuno così pulito da crederci.

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  3. Molto bello tutto il racconto...molto
    ovviamente ho aggiunto il video ai preferiti :)

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    1. Eh, Badit... quel video è davvero molto bello. Me l'ha segnalato un amico, è di un grafico italiano sconosciuto. Se fosse inglese o americano probabilmente lavorerebbe già per la Pixar o qualcosa del genere.

      L'ho scelto perché rende la purezza che ho visto negli occhi di quelle persone, quel giorno lontano.

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  4. Davide è ormai uno dei miei miti, avrei voluto vedervi dal vivo. ;-)

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    1. Fra me e "Davide" (ovviamente non è il suo vero nome) c'è stata fin dal primo istante una grande intesa ed un grande affetto.

      E' una di quelle rare persone dotate di una sensibilità particolare, riesce a sentire gli stati d'animo degli altri quasi potesse leggere nella mente.

      Anche se ormai ci si vede poco e niente, ogni volta che ci sentiamo è come se fossimo usciti ieri. Di quei legami che non muoiono mai :)

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