11/07/13

La più alta espressione d'amore?

"Per forza tu non credi in Dio." 

Al termine di una furibonda lite, lo sento esordire con tale preludio ad una perla di saggezza. Non è importante chi sia lui. Un lui qualsiasi che per un breve periodo ha camminato parallelamente a me, e che non ha accettato di buon grado il divergere delle due strade. Non è importante neanche la causa della lite, a dire il vero ricordo vagamente solo che mi sono presa per l'ennesima volta della stronza, per l'ennesimo abbandono dell'ennesimo fanciullo. Nella mia mente l'unica cosa che è rimasta, di quell'episodio, è l'epilogo. 

Questo epilogo. 

"Ma davvero? Per forza e non per scelta?" 

Acida come un limone acerbo, tono di voce tagliente, sguardo da killer professionista verde putrescente che neanche si sofferma su di lui, come neanche esistesse. 

Quando me ne vado ci sono due modi. O è pacifico e si resta amici, o è guerra, ma la mia è guerra fredda, e senza quartiere. 

"Si, perché se ammettessi l'esistenza di Dio saresti costretta a riconoscere che finirai all'Inferno." 

Silenzio. Lunghissimo silenzio. Che non riesco a trattenermi dal rompere con una risata di scherno. 

"E credi veramente che il giudizio del tuo Dio potrebbe essere più severo del mio, o la punizione del tuo Diavolo più crudele del male che mi faccio ogni giorno?" 

Svanita la rabbia rimane solo amaro sarcasmo. 

"Sei proprio un coglione e non hai capito un cazzo. Non capite mai un cazzo. E' per questo che siete così meravigliosi, indispensabili e facilmente sostituibili."

Sai, amico mio, credo che tutto sommato sia proprio questo il punto. Se trovassi un uomo in grado davvero di capirmi forse potrei anche fermarmi, ma il guaio è che io sono pazza, e per comprendere la follia ci vuole qualcuno che sia ancora più pazzo di me.

Cosa non facile da trovarsi.

...

Il caldo di questo luglio sta diventando davvero inopportuno, e l'afa inizia ad essere un'ospite indesiderata. 

Ieri notte non avevo voglia di scrivere, ho spento il computer e mi sono messa sul letto, con i ventilatori accesi, la fiammella della candela che danzava nell'oscurità della stanza e tu, amico mio, fuori della finestra a spiare, come sempre. 

Silenzio. Solo il fruscio dell'aria smossa dai motori elettrici. 

Io. E la candela che ha deciso di morire, lasciandomi nel buio, nuda di ogni maschera, in compagnia dei miei molti fantasmi che si agitavano nella mia mente. 

Legno che sfrega contro il legno. Un cassetto s'è aperto, al suo interno una lettera d'amore che non so perché non ho mai gettato. 

Mi alzo di scatto e lo richiudo, attraversando di corsa l'intero labirinto della mia mente, per nascondere quel pensiero che questa notte vuole farsi avanti, contro ogni buon senso, ma proprio quando vittoriosa sono riuscita a rinchiuderlo nell'oblio dei ricordi smarriti, ecco che da uno stipo, dietro l'angolo, si sente il tamburellare di nocche nude di carne, contro una porta immaginaria. 

E gli scheletri nell'armadio si risvegliano. E i ricordi affiorano. Uno dopo l'altro. 

Fa attenzione, amico mio, a non lasciar mai spazio al passato. E' come l'acqua, se riesce ad infiltrarsi nelle mura poi scava cunicoli, tunnel, varchi, ed ogni tua precauzione diviene vana, e la sua forza sgretola ogni barricata, fino a travolgerti. 

E gli scheletri iniziano la loro danza macabra.

Escono dalle fottute pareti!


"Vengono fuori dalle fottute pareti"

Ma non ho nessuna super arma tecnologica per abbatterli uno ad uno, e poi io non sono Ripley. 

In questo momento io non sono neanche la Nebbia, non completamente. 

Io sono la parte che lei più detesta, probabilmente, al punto di negarmi. 

"Io ho solo un tempo. L'adesso." 

Io invece esisto per ricordarle ieri. Dice di essere edonista, di amare ogni piacere e che a volte persino il dolore può recarne. 

Io sono qua per fare sì che ogni ferita abbia riportato non smetta mai di sanguinare. Come potrebbe soffrire, se non ci fossi io ad aprirle una ad una, a mantenerle fresche, a impedire la cicatrizzazione? 

Come potrebbe godere del dolore, senza di me? 

Chi sono? Non ho un nome, anche se lei mi chiama Geraldine per riconoscermi dalle altre, e tutto sommato il nome non mi dispiace, seppure non apprezzi la canzone da cui l'ha tratto. 

In realtà io sono la malinconia, la tristezza. 

Il dolce struggersi per tutto ciò che non è ora. Che non è più o che forse non sarà mai. 

In un certo senso, si potrebbe dire che io sono esattamente il suo opposto. 

Noiosa come una giornata piovosa di gennaio, dice. 

In realtà io sono la sua malattia. 

Laddove lei cerca il piacere, io le porto il dolore, laddove lei cerca di vivere l'oggi, io le porto ieri, laddove lei cerca di rialzarsi e andare avanti, io l'ostacolo seppellendola sotto i suoi ricordi. 

Strappando brandelli di carne, ossa, muscoli e vene. Seviziando la sua mente. 

Non è forse questa la più alta espressione d'amore? 






2 commenti:

  1. Forse sono gli scheletri nel comodino, non nell'armadio! :P

    Beati voi che avete il caldo e l'afa, qua quest'anno solo acquazzoni...!! Non è estate.
    Per l'inferno... magari ci siamo già! :)

    Moz-

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    1. Mi adotti?

      Non ne posso più, davvero, sono solo due settimane e già sto boccheggiando :D

      Che belli gli acquazzoni!!! "I'm singin' in the rain..."

      Datemi un acquazzone!! Vado a ballare in cortile!!!!!

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