17/07/13

Il buco #1 (Paragrafi 1 e 2)

Premessa:

Visto che ho sempre la parte migliore di me in vacanza, e visto che neanche tre sbagliati sembrano riuscire a renderla collaborativa, ho deciso di postare a puntate un racconto che ho scritto un po' di tempo fa.

E' conosciuto già da diverse persone, che mi conoscono anche in real, quindi se qualcuno, leggendolo, dovesse riconoscerlo... no, non è un plagio... sono proprio io.

Quindi per favore, non venite a scrivermi su Faccialibro, per mail o whatsapp o altro dicendomi: "ma sei tu che scrivi il blog con il nick The Mist?" perché è chiaro che se pubblico qua un mio racconto The Mist sono io.

Non è lunghissimo, ma spero abbastanza da permettermi da scendere a patti con il mio cervello e riprenderne almeno un minimo di controllo.

E no, non è un racconto porno. Neanche erotico. E' solo un racconto.

Buona lettura.



IL BUCO


1.

Lo so che ci sei, piccolo bastardo, anche se ti nascondi avverto sempre la tua presenza, ma adesso basta, siamo alla resa dei conti. Questa è l’ultima notte che passiamo assieme, io e te.

Il caffè. E’ caldo, senti che profumo. Lo verso nel thermos e lo porto con me sul divano, così come sento la stanchezza assalirmi ho quel nero veleno a tenermi sveglio.

Prima le trappole. Devo controllare che siano tutte a posto.

Attento a dove metti i piedi, non farle scattare per errore. Non vorrai acciaccarti un dito,vero?

Cos’è stato! Se stato tu? Ti ho quasi visto attraversare fulmineo il riflesso dello specchio dell’ingresso, anche se sei riuscito a sparire nel silenzio ancora una volta.

Guardati!!!

Sei a pezzi, hai delle occhiaie da far paura. Trentacinque anni e non sentirli, ti dicono sempre gli invidiosi. Se ti vedessero ora avrebbero la loro rivincita. Sembri Matusalemme.

Domani!

Domani sarà tutto finito. E potrai andare dal barbiere, si. Ecco, un bel regalo. Hai bisogno di prenderti cura di te. Tagliamo i capelli, che ne hanno bisogno, e poi pensiamo alla barba. 

Ah, che meraviglia! Stare con la spugna umida di vapore sul viso fino a scorticare via quest’aria da vecchio. Non vedo l’ora.

...

Sono proprio uno stronzo a non essermene accorto prima! Ora lo so dove sei, carogna!!

Adesso

Ti massacro

Ti stritolo

Ti schiaccio

E tu muori

Muori

Muori cazzo!

Si! MUORI!!!



2.

Cristo santo, che cazzo è successo qua dentro?

Ma che cazzo è successo qua dentro, Cristo santo?

Là c’è Fabbri, vicino alla finestra. Una luce innaturale, metallica, grigia, oltrepassa la cortina di pioggia e contorna l’enormità della sua figura con un alone soprannaturale. Vede che lo guardo, si gira, i suoi occhi fuggono ed il naso camuso, spaccato dalla testata di un dodicenne slavo beccato con le mani nella borsetta di una signora, si staglia contro la tristezza di questo autunno piagnucoloso, proiettando un’ombra innaturale sul pavimento, come a voler puntare l’attenzione su

Quel

Buco

E vedo ogni colore del mondo gocciolarvi dentro e sparire, lasciando ovunque solo questo grigio, pesante come la cappa di piombo che oggi schiaccia la città.

E’ lì. Esiste. Impossibile. Inspiegabile. Ma c’è.

Al centro del pavimento.

Così rosso da far scolorire ogni cosa.

Un fiore.

Di carne.

Rosso.

E troppo orrendo per poterlo osservare a lungo.

Fabbri, cazzo, sei una roccia, dimmi che cazzo è successo qua dentro.

Mi accorgo che ha ripreso a guardarmi, ma ancora una volta quella montagna, quasi due metri per centodieci chili di muscoli, sfugge il mio sguardo. Quel volto, un tempo vecchio e rassicurante, grigio come ogni cosa escluso

Quel

Buco

adesso pare quello di un bambino

di 110 chili e alto due metri

che, con labbra tremanti e tirate, cerca in ogni modo di fermare lacrime che premono contro la diga delle palpebre, ora serrate. Che cosa può mai essere successo, per ridurre Fabbri in quel modo? Lui, che ha cresciuto ogni ragazzo dell’investigativa come un figlio, che ha parato il culo almeno alla metà delle persone presenti in questa stanza, ora mi rifiuta ogni legittima rassicurazione.

E’ evidente che da lui non otterrò alcun aiuto.

Gli altri?

Chi c’è qua, annegato in questo silenzio costernato, a cercare di dare un senso a quel buco?

Buco: non saprei come altro definirlo. Un buco che sembra un fiore di carne.

Un rosso fiore di carne

Da cui spuntano delle spine

Bianche

Acuminate 

Monconi di quella che un tempo era la struttura ossea della cassa toracica di un uomo.

C’è Lazzarini, ma dov’è quel coglione del suo collega, Santi? Ah, eccolo, accidenti che faccia, scommetto 10 a 1 che ha rimesso la colazione, oltre a qualche chilo di bile.

Ecco.

Ora il mio mondo è completamente grigio, con un buco che sembra un fiore di carne, rosso, da cui spuntano spine bianche, là in mezzo al pavimento, a cui si è aggiunta la faccia verde di Santi.

E quei due pivellini? Poveracci, appena usciti dall’accademia, e si trovano davanti

Quel

Buco

Scommetto che fra un mese li trovo impalati davanti all’ingresso della banca all’angolo. Guardia giurata. Il fallimento di uno sbirro. Ma almeno, se stai impalato all’ingresso di una banca, non rischi di vedere i colori gocciolare dentro ad un buco, lasciando il mondo grigio tutt’attorno, proprio come ora.

Muovo cauto qualche passo strisciando la spalla sinistra contro le persone che, come una tappezzeria, rivestono le pareti della stanza. Li guardo, ma nessuno di loro guarda me, nessuno guarda il suo vicino

Guardano tutti quel buco.

Nel centro di un torace

Nel centro di un uomo

Nel centro di una stanza

Nel centro di un palazzo

Nel centro della città

E potrei salire, allontanarmi ancora, fino ad uscire dall’universo.

E al centro.

Nel centro.

Guardando da fuori dell’universo.

Nel centro dell’universo ci sarebbe quell’inspiegabile buco, che sembra un fiore fatto di carne. Rosso. Con spine bianche che spuntano dal suo interno.

Raggiungo la finestra, la apro. Il cigolio dei cardini nel silenzio mi fa rabbrividire, ma ho bisogno di sentire l’aria grigia entrarmi nei polmoni, fredda e umida, malata di città. Mi serve per ricordarmi che è tutto vero.

Un oceano ondeggiante di sirene blu accoglie il mio sguardo.

Una grande ambulanza bianca e rossa occupa il posto d’onore al centro, davanti al portone del palazzo, nel centro della città, e tutt’attorno le auto dei colleghi, ma ci sono anche alcune Gazzelle dei Carabinieri, ed una macchia aviazione e giallo, dove si sono radunati alcuni finanzieri, ed il biancazzurro della Polizia Municipale. 

Mi aspetto di veder arrivare da un momento all’altro anche un carro armato, culmine supremo di quella mesta parata di sbirri ordinatamente disposta nel ventaglio della piazza, all’ombra delle Sette Chiese.

Eh, perché quando un collega muore ci sentiamo tutti toccati, oggi a lui, domani potresti essere tu. Anche se il collega è un finocchietto dottor professor in megastronzate criminali. E’ sempre uno sbirro che muore. E’ morto un membro della tua famiglia.

E così tutte quelle sirene blu attorniano l’ambulanza bianca, i cui portelloni sono aperti ad attendere che qualcuno abbia il coraggio di mettere su una barella quel che circonda il buco.  

Chissà poi perché un’ambulanza.

Che pensano, di avere un chirurgo capace di ricostruire il puzzle di quelle schegge d’ossa impazzite che bucano la carne, e instillare nuovamente la vita là dove ora c’è solo il buco?

Mi gira la testa, deve essere colpa di tutti quei lampeggianti blu, devo farmi forza e guardare la stanza.

Se sto attento, se non punto lo sguardo direttamente su

quel

buco

sono sicuro che potrò farlo. 

Ecco, vedi? Basta che stai attento.

Cristo santo, ma quelle? Non me ne ero accorto, ecco perché tutti stanno appiccicati alla parete, come vecchi poster sbiaditi.

Perché cazzo il pavimento ne è pieno? Trappole. Per topi. Senza l’esca. Ma chi si aspetterebbe di catturare la preda, senza mettere un’esca nella trappola? Neanche una crosta di formaggio. Niente.

E quello? Cos’è stato? Proprio là, dietro i piedi di Lazzarini, un guizzo catturato con la coda dell’occhio. Il topo? Possibile che stia scorrazzando in questa stanza, costellata di trappole che circondano

quel

buco

senza farle scattare, nonostante le decine di piedi che si sono alternati, come elefanti in una cristalleria per non spostare nulla, e senza venire catturato?

Chissà se è già venuta la scientifica. Si, sicuramente è già venuta, qualcuno ha avuto la pietà di stendere un fazzoletto bianco sul volto di quello che fino a ieri era un collega. Anche se solo un frocetto dottor professor in megastronzate. Anche se lui se ne sta(va) in ufficio, a teorizzare di menti malate. Noi sbirri non sopportiamo vedere un collega morto.

Strascino i piedi fino al velo bianco, e con la stessa lentezza degli incubi allungo la mano, per sollevarlo. Si, Fabbri, tu al mio posto non lo faresti, ho sentito. Ma tu ora sei come un bambino sull’orlo delle lacrime, mentre io devo vedere. L’orrore impresso su quel volto, mentre il suo corpo si trasformava in un fiore.

Merda!

Il fazzoletto veleggia lentamente nell’aria, mentre tutta la stanza ha un singulto quando, arretrando di scatto, aziono una trappola, producendo un suono metallico e sgraziato che ci ricorda che siamo vivi, in quel silenzio greve come una lapide tombale.

Cercavo orrore, dolore, disperazione, ed invece quel viso, quella maschera, è di trionfo, folle di crudeltà, un mostro, non un uomo. Un mostro crudele e trionfante. L’espressione della belva che ha catturato la sua preda. Ed ancora, vicino alla mano destra, il martello. 

Dalla cui testa gocciola quel che sembra sciroppo di lamponi. Rosso.

Devo andarmene da qua. Fortuna che sono venuto in moto. Chissà come faranno i colleghi a disfare quel mosaico luminoso d’auto e camionette, quando l’ambulanza vorrà partire. 



Segue



11 commenti:

  1. Scusa, e tu credi che io abbia tempo di leggerlo, così??
    Forse sì, a puntate me lo scandisci tu il tempo... hai scelto bene! *___*

    Moz-

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    1. Non ho scelto. E' l'unico modo per riempire questo spazio, in questi giorni :P

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    2. Ti voglio bene al lampone.

      Moz-

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    3. Adoro i lamponi *_* Possiamo aggiungerci anche un po' di more e fare una bella insalata di frutti di bosco? *_*

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  2. Sai.... no?
    La prima volta che l'ho letto ti ho chiesto se avevi mai visto una persona che gli avevano sparato..... :p
    Lo rileggo volentieri :)

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    1. Ma non gli hanno sparato! :P

      E anche tu, a ricordarmi certi dettagli che avevo faticosamente rimosso!!!!

      Adesso ti toccherà subire altre prese per i fondelli, per quei "dettagli"! :P

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  3. Ecco, sono riuscito a leggere questa prima parte... e... wow! Un poliziesco (più o meno!^^) Grande Mist!
    Hai fatto bene a metterlo diviso, così mi hai spronato a leggerlo con la giusta attenzione... Ora attendi un poco per gli altri episodi :)

    Moz-

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    1. No, è che non sto quasi mai sul mio pc e quindi non potevo leggerlo altrove in altri modi... non per ora, almeno! :)

      Moz-

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    2. Beh, ora puoi :D

      Sono già arrivata a metà, con la pubblicazione.

      Il resto prossima settimana, che il week end non ci sono :P

      Tu continua a leggere, che al tuo parere ci tengo un sacco! :P

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    3. Lunedì conto di finire i paragrafi che hai messo!
      Per ora mi piace, davvero... molto ben scritto, incuriosisce!

      Moz-

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