03/06/13

Solo una notte - Seconda parte

Sono seduta all'aperto, al tavolino di un ottimistico bar, a Lerici, proprio sulla passeggiata che costeggia il porticciolo, e davanti a me si apre il Golfo dei Poeti, che ispirò versi immortali a Lord Byron e a molti altri cantori dell'amore e delle belle emozioni. 

Se non conosci questa fetta d'Italia, amico mio, serve che ti spieghi che è incuneata fra mare e monti, davanti a sé la distesa del Mar Ligure e del Tirreno, e alle spalle l'alta barriera montuosa delle Alpi Apuane, il che rende quel piccolo spicchio di terra uno dei più piovosi del nostro paese. 

Il mare è particolarmente inquieto, ed il cordame delle barche a vela ormeggiate sbatte contro gli alberi creando una cacofonia tintinnante, piacevole, che fa da contrappunto al tuonare dei marosi. 

Sto bevendo un Negroni, questa volta l'ho preso giusto anche se odio il gin, ma se dobbiamo farci male lo facciamo per bene, a partire da un drink che non mi piace per nulla. 

E intanto navigo nel mondo con il mio smartphone. Niente libro, darebbe l'impressione che mi stia isolando, mentre una che sta a masturbare un telefono da l'impressione di essere connessa, di cercare contatti. 


Il Golfo dei Poeti visto dalla Nebbia



"Sei sola?" 

Nel riquadro del marciapiedi accanto al mio tavolo è apparso un paio di scarpe da vela. Perché mai questi soggetti abbiano sempre scarpe da vela è un mistero che non mi so spiegare. Manco l'avessero la barca a vela. 

Risalgo lungo le gambe ricoperte di tela color polvere firmata da un'aquila impossibile da non riconoscere, scorrendo sul polso ornato da orologio d'oro. Polo blu, cardigan di un blu più chiaro. Entrambi decorati da un giocatore di polo a cavallo, ovviamente, perché senza firma non c'è gusto. 

Accento milanese. Naturalmente. Questo spicchio di Liguria è una colonia della Milano che conta, quella ricca e opulenta, che si è comprata Lerici, Porto Venere e le Cinque Terre. 

Mi trovo di fronte al prototipo del maschio in carriera. Tutto soldi e testosterone. E forse, tenuto conto del Rolex, la barca a vela ce l'ha pure.

"No, sono in compagnia del mio amico immaginario, ma è la prima volta che vede il mare ed è così stupito che non mi tiene molta compagnia." 

Gli rispondo sarcastica. Per onestà intellettuale offro sempre la possibilità di ritirarsi, prima che sia troppo tardi. 

La mia voce, il mio sguardo, il mio atteggiamento, comunicano che sono stronza ed acida. Se hai un minimo di buon senso giri i tacchi e te ne vai. 

Ma quel genere di maschio non sa cosa sia il buon senso. Troppo egocentrico per potere anche lontanamente credere che esista una che resista al suo fascino, e ai suoi soldi. 

"Sei simpatica." 

<Come un pugno in bocca...> avrei voglia di rispondergli, ma evito, guardandolo sedere al mio tavolo. Senza che lo abbia invitato. Infilo il telefono in borsa e lo guardo in volto. Abbronzato da molte lampade, o più probabilmente da qualche vacanza in località esotica. Capelli brizzolati, perfettamente tagliati. Faccia da schiaffi. Esattamente quello che stavo cercando, per farmi male ed umiliarmi un po'. 

Si parla di niente, giusto per ottenere un'altra conferma, riguardo quel che vuole da me quel tale. Non gli chiedo neanche il nome, come del resto lui non lo chiede a me. Non si da un nome al pezzo di carne che stai per divorare. 

"Sta iniziando a piovere un'altra volta. Il mio attico è a cento metri da qua, perché non sali da me?" 

Accidenti, che rapidità. E' stato più indolore di quanto potessi neanche sperare. Lascio sul tavolino una banconota da venti e mi alzo al suo seguito, senza dire niente. 

Ci incamminiamo, ma arrivati davanti all'ingresso del palazzo non mi fermo. 

"Dove stai andando, siamo arrivati." 

Non riesco a fermarla, improvvisamente esce una me che ancora non conosci, e che chiameremo Norma, (Copyright by Moz-). Norma è l'avvocato delle cause perse, ed è anche una guerriera. Lei combatte contro le ingiustizie del mondo, e si diletta a distruggere l'ego dei coglioni, come quello che mi trovo davanti ora. 

"Sto andando alla mia macchina." 

"Credevo cercassi compagnia." 

"Si, lo credevo anch'io. Ma dopo averti sentito cianciare per dieci minuti di nulla avverto un tale senso di malessere che devo allontanarti dalla vista, altrimenti vomito, e il solo pensiero di averti addosso ad ansimare mi fa venire voglia di morire. Per cui grazie per l'invito ma declino. Buona serata a te, al tuo attico, al tuo Rolex e alle tue cazzate." 

Gli do le spalle e mi incammino. Mi afferra per un braccio e mi gira verso di lui  con forza. 

SLAP

Mi tira un ceffone che mi lascia rintronata, in mezzo alla passeggiata principale di Lerici. 

"Sei solo una stronza." Dice mentre si allontana incazzato verso il portone del suo super attico vista Golfo dei Poeti. "E sicuramente sei frigida." 

Scoppio a ridere. A volte uno schiaffo è molto più terapeutico di una scopata fatta al solo scopo di farsi del male. 

...

Entro nel drink bar semi deserto, ormai altrove, che sto ancora ridendo. 

"Bolognese, sei tornata, finalmente. Sono mesi che non ti fai vedere. Che è successo di così divertente, che te la ridi sotto i baffi?" 

Mi accoglie il proprietario del locale dove vado a farmi il drink della buona notte, vicino a casa, quando sono là, all'ombra delle Alpi Apuane. 

"Ho appena scoperto che sono frigida: pensa, mi ci sono voluti più di quarant'anni e uno stronzo, per impararlo. E se non me l'avesse detto lui non me ne sarei mai accorta." 

Ride con me e mi chiede cosa può servirmi. 

"Dammi un cetriolo." 

"Tesora, ti darei volentieri il mio, ma lo sai che è contro la mia religione scopare le donne." 

Mentre prepara il suo magico drink, (una versione "made in lui" del mojito, tanto rum, tanta wodka bianca, zucchero di canna, limone, e al posto della menta il cetriolo, appunto) mi chiedo come mai ogni volta che necessito di sentirmi al sicuro finisco in compagnia di un uomo. Gay.  

E sorrido ripensando alla promessa fatta ad un amico. Se arriveremo entrambi single ai cinquanta ci sposeremo. A condizione che lui poi non mi freghi gli uomini.  

E' tardi e gli unici clienti sono otto o nove ragazzi attorno ai vent'anni, seduti ad un tavolo. Fanno un baccano incredibile, e io, seduta al bancone, non riesco a impedirmi di fissarli. Due di loro si stanno baciando. Non c'è nulla di strano nel vedere una coppia omosessuale, soprattutto in un bar di proprietà di un gay, ma la cosa che mi colpisce realmente è che, ad un certo punto, una ragazza si siede fra i due e, con naturalezza, li bacia entrambi, ed iniziano un menage a tre così dolce, pulito e naturale che riesce persino a commuovermi. 

"Ai nostri tempi eravamo più discreti." 

Il barman, dietro di me, non può vedere il sorriso che mi trasforma in una sorta di Monna Lisa, davanti a quello spettacolo, e forse si preoccupa di cosa possa pensare di quella scena. 

"Purtroppo è vero. Sono meravigliosi: così innocenti e liberi. Li invidio molto e vorrei essere come loro." 

Gli rispondo, leggermente trasognata, girandomi verso di lui e regalandogli uno dei miei sguardi, di quelli più luminosi. 

"Ne vuoi un altro?"

Mi chiede, notando il bicchiere vuoto. 

"Ti ringrazio, ma devo guidare ancora per duecentocinquanta chilometri, prima di poter riposare, e ne ho già alle spalle altrettanti. Quanto ti devo?" 

Lo guardo in viso, e noto che ha le lacrime agli occhi, vecchio bambinone romantico, commosso di riflesso dalla mia commozione. 

"Offre la casa, bolognese. E torna più spesso a trovarci, meravigliosa creatura." 

Esco salutandolo con la mano. 

Ero partita per cercare di farmi del male, e invece è stato un viaggio catartico. 

Ci sono volte in cui lo schiaffo di uno stronzo è l'unica cura. 

Sei pronto a riprendere a giocare, amico mio? 



14 commenti:

  1. Di questi tempi quello di Norma è un gioco piuttosto pericoloso, bellissimo e conciliante il finale comunque. ;-)

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  2. Lo so. Ma a volte non riesco proprio ad evitarmelo.

    La Vocina me lo dice sempre che prima o poi finirò con un coltello nella schiena.

    O magari finisce che ritrovo la ragione, chi può dirlo. Se prendo una botta in testa abbastanza forte... chissà! ;)

    Come dico di solito, mai e per sempre non esistono nel mio vocabolario :)

    Tutto sommato anche questo gioco, per quanto pericoloso, mi è stato utile :)

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  3. Il cetriolista s'era capito che fosse gay quando ha detto "tesora" :p
    Ohh, ecco Norma! Ahaha, beh, farsi male con una sberla o con un coito slabbrato è uguale, forse.
    La Milano da bere trapiantata lì è antipatica in effetti :p
    E' certo un bene come sia andata a finire.

    Il negroni te lo sei bevuto, stavolta... la prossima... fattelo XD

    Moz-

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    1. No, Moz... ti sbagli enormemente.

      Un coito slabbrato, come lo chiami tu, fa male dopo, quando ci ripensi. Fa male all'orgoglio, è come mettersi sulla strada e svendersi sottocosto. Buttarsi via.

      Un ceffone come quello è l'esatto opposto. E' poter vantare di non essersi venduta ad un essere profondamente disgustoso, di aver salvato, per una volta, me stessa, ed aver alzato la testa davanti a quel disagio che mi spinge a volermi fare del male, per cancellare ogni traccia di positività e precipitare sempre più a fondo.

      E riguardo il cetriolista... è una persona dolcissima, solare, e il suo drink al cetriolo, a parte il nome equivoco e le malizie che nascono quando lo ordino, è davvero buono. Ti consiglio di cimentarti nella riproduzione, anche se un dodicenne non dovrebbe bere certe cose :P


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    2. Infatti ho scritto "forse".
      Il dolore momentaneo (fisico da una parte, mentale dall'altro) sarà simile, ma gli effetti sono diversi... chissà.

      Proverò il cetriolo allora (facciamo nascere anche qui le malizie!^^)

      Moz-

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    3. Ahhh... non l'ho citato, ma in tutto quell'alcool c'è anche una spruzzata di tonica, per renderlo bevibile! :D

      Che non ti voglio avere sulla coscienza XD

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  4. Forse folle è un aggettivo più adatto ;)

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    1. Lo è stato. In particolar modo lo sguardo rigonfio di lacrime del proprietario del bar :)

      Ma del resto, io ho bisogno di emozioni forti, per ricordarmi che sono viva. Questa notte me ne ha date.

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  5. Ti capisco benissimo - e mi dai di che riflettere.

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    1. Riflettere è sempre positivo, fino a che non diventa una scusa per paralizzarsi.

      Spero di non averti fornito una scusa.

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    2. Abuso di un termine ... ma davvero io sono un indagatore.
      Della natura umana, della meccanica dei corpi, dell'etica ...

      E mi appoggio all'indicazione di Galileo - che individua in sensate esperienze e necessarie dimostrazioni, come dire osservazione sperimentale e speculazione teorica, i cardini dell'indagine delle cose.

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    3. Se sei un osservatore, io qua mi sono posta come scopo quello di vivisezionarmi, quindi forse sei capitato nel posto giusto.

      Benvenuto, se vorrai fermarti :)

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