20/06/13

Boobs

Il solito club, i soliti amici come al solito gay, la musica sempre sparata a palla, cattiva, che ti fa vibrare fin nelle viscere, la luce che non c'è per permettere coiti più o meno clandestini. 

L'alcool che scende a scaldare e tutto, fra un flash e l'altro delle stroboscopiche, che pare muoversi al rallentatore, come se in quel posto il tempo seguisse un ritmo più lascivo, peccaminoso. 

Il mio habitat ideale. Io e decine di uomini. Testosterone ovunque. Coccolata e viziata come una regina. E, fra tutti quegli uomini gay, sicuramente c'è un bisex che ha voglia di trasgredire. C'è sempre. 

I miei amici rosicano parecchio, perché non ho mai mancato una sera, etero in un locale gay trovo sempre un uomo che mi desideri, quando loro spesso se ne tornano a casa in bianco. 

E' il fascino della pecora nera, della mosca bianca, dell'essere diversi, probabilmente. 

O forse è semplicemente che là, in mezzo a quegli uomini dotati di una sensibilità particolare, che mi fanno sentire completamente al sicuro, che mi trattano con una delicatezza che un uomo etero non ha mai mostrato, riesco ad essere più libera, a distruggere le molte maschere che solitamente indosso, ad abbandonarmi esclusivamente al piacere dell'alcool che mi scioglie, della musica che mi trascina e degli ormoni che saturano l'aria, che mi fanno perdere in un vortice di desiderio. 

Secondo i miei amici è che attorno a me aleggia una nube di feromoni che manco uno sciame impazzito di insetti ne emana tanti. 

Qualsiasi sia la spiegazione, in genere se voglio incontrare un uomo, lo incontro. 

Un ragazzo mi si avvicina, balla con me, si struscia su di me. E' più giovane di qualche anno, o così mi pare nella scarsa illuminazione lampeggiante. Efebico, lo definirei. Non tanto alto, moro, con occhi scuri e profondi. I capelli acconciati in un'anacronistica pettinatura anni '50 che lo fa assomigliare vagamente a Jhonny Depp nel film "Cry Baby". 

Improvvisamente parte la mezz'ora dei lenti. Odio la mezz'ora dei lenti, così mi allontano dalla pista diretta al bar. 

Ho le mie regole, dopo tre tequila sale e limone mi concedo al massimo un margarita, per non perdere mai completamente il controllo. Mentre aspetto che il barman mi prepari il drink noto con una certa delusione che il tipo non mi ha seguita. 

Peccato. Forse questa sera la mia serie fortunata si interrompe, e per la prima volta dovrò subire i lazzi dei miei amici, invece che sfotterli come succede ogni volta, quando si rincasa. 

Alcuni di loro sono là al nostro tavolo, aggrovigliati in una scultura post moderna che mi strappa un sorriso, e invece che raggiungerli siedo ad un divanetto poco distante, sorseggiando il drink dolce e salato che mi brucia le labbra, guardandoli sfacciatamente senza celare una punta di invidia, quando il tipo che ha ballato con me mi si siede accanto. 

Anche questa sera la mia serie fortunata prosegue. Ancora una volta uscirò dal club con un orgasmo assicurato, rubato su un divanetto di un locale gay, o forse, se il tizio si dimostra particolarmente abile a convincermi, proseguito nel bagno delle donne, che tanto è esclusivamente mio. 

Nonostante l'aspetto di giovane inesperto, non mostra il minimo segno di incertezza. Pochi baci e già le sue mani si aggrappano ai miei seni, stringono, pizzicano i capezzoli. Le labbra frugano il mio collo, mordono con sapiente delicatezza la carne. Lo lascio fare, mi piacciono molto gli uomini che sanno muoversi e che prendono le iniziative.

Alzando lo sguardo vedo alcuni dei miei amici che si sbracciano verso di me, facendo gesti incomprensibili, che immediatamente interpreto come l'ennesimo segnale di invidia per la mia ennesima "conquista", che contraccambio con un giocoso innalzare del medio sinistro, per poi ignorarli completamente ed abbandonarmi alle attenzioni che il ragazzo sta dedicando al mio corpo, le sue mani che già sono scese fra le mie cosce e carezzano l'inguine, facendomi ancora solo desiderare un contatto più intimo e deciso. 

M'abbasso su di lui, voglio la pelle del suo petto, leccarla, assaporarla, morderla, con le dita scivolo sui suoi fianchi, sotto la maglietta, la lingua si appoggia sul suo ventre. 

Ma non è carne, quella che sento. Tessuto. Color carne. Elasticizzato. 

Mi stacco di colpo. Non capisco. La luce è davvero troppo bassa per vedere cos'ho davanti, e le mie mani proseguono ad alzare la shirt, scoprendo sempre più qualcosa che non mi sarei mai aspettata. 

Improvvisamente mi rendo conto. 

Un seno. 

Violentato. 

Umiliato. 

Compresso in una fasciatura elastica così stretta da farlo sparire. 

Un senso di nausea violento mi assale. 

Spingo lontano da me la tipa, rischiando di gettarla a terra, e mi alzo di scatto, portando le mie mani sui miei seni, di cui sono sempre stata piuttosto orgogliosa e che non ho mai nascosto, rimanendo a fissarla a circa un metro e mezzo di distanza. 

Lei si alza di scatto, portando a sua volta le mani su quei poveri seni, ospiti di un'ingenerosa padrona, fissandomi credo con la medesima espressione stupita che devo avere io. 

...

Non ho mai scelto gli amici in base ai loro gusti sessuali. Credo di averne di ogni genere, ma io sono profondamente, esclusivamente, etero. 

E' più forte di me. A me piace l'uomo a 360 gradi. Sono un maschiaccio e l'uomo per me è un ottimo amico, complice e compagno di marachelle, ma quando si parla di sesso divento femmina. E l'uomo deve tirare fuori gli attributi. E non solo metaforicamente. 

Non servono altre tette, al di fuori delle mie! Bastano per tutti e due.

E se non bastano, allora te ne puoi anche cercare delle altre, non ci sono problemi, ma dentro al mio letto, o sul tavolo, in macchina, nella doccia o dove vuoi, le uniche tette che devono esserci sono le mie!  

Fin da quando avevo dodici anni mi sono trovata in compagnia di un seno generoso, che non passava inosservato neanche sotto un maglione di un paio di taglie più grande. 

E ne sono sempre stata fiera. 

Vedere quell'altro seno, sicuramente meno abbondante, così maltrattato è stato per me un vero e proprio shock emotivo. 




Improvvisamente il precedente sbracciarsi dei miei amici ha assunto tutto un altro significato, non più di scherzosa rabbia ma segnale di pericolo, purtroppo da me incompreso.

E fortunatamente sono là, a pochi passi, pronti a correre in nostro aiuto. 

"E' una donna!" 

Ripeto ossessivamente, ormai completamente, irrimediabilmente sobria, l'eccitazione svanita, il dolce abbandono dei sensi soppiantato da una crescente isteria. 

"E' etero!"

Ripete ossessivamente anche lei, soccorsa da due dei miei "ragazzi", che cercano di spiegarle che se lei non fosse nuova del locale lo saprebbe che io sono etero, perché io ci sono sempre in quel posto, e che non è un peccato capitale esserlo, come non lo è essere gay. 

"Doveva dirmelo che era una donna." 

Balbetto. Ecco, onestamente se me l'avesse detto forse ci avrei anche provato. Poi mi sarei trovata davanti all'ostacolo insormontabile di quel seno nascosto come una vergogna e non ce l'avrei fatta, ma ci avrei provato. in questo modo però è stato un colpo troppo grande. 

"Una etero non dovrebbe venire in locali gay." 

Questa frase mi raggiunge come uno schiaffo. 

Queste parole hanno stuzzicato Norma, che in questo esatto momento  scopre di detestare non solo i macho man, ma anche la loro controparte femminile. 

Davanti a quella dimostrazione di intolleranza al contrario mi è partito un pistone, nel cervello. 

Se prima ero mortificata per la mia reazione, adesso sento crescere rabbia. 

E un grandissimo fastidio. 

E molta noia anche. 

Mi sono avvicinata a lei. Così vicina che avrei potuto baciarla di nuovo. O sputarle in un occhio. Mi sono limitata a fissarla in viso. 

"Non ti preoccupare, bimba. Io qua non ci rimetto piede, ma se vedo la tua faccia da culo in un qualsiasi locale etero ti faccio passare la voglia di tornarci. E smettila di stringerti così le tette che poi ti fai pure venire il cancro e tocca anche a me pagarti le cure." 

Me ne sono andata. 

La mia serie fortunata nel club si era interrotta. 

Per sempre. 

...

Come vedi, amico mio, in certe circostanze mi parte un embolo al cervello e non rifletto. E' più forte di me. Io dico che è tutta colpa sua, della bestia. 

Che poi sono io. 

Avrei dovuto reagire diversamente, e non scagliarla via in quel modo, come se mi disgustasse, ma in quell'istante non sono stata capace di reagire diversamente.  

Non lei, ma quella vista, nel buio, fra un lampo e l'altro delle strobo, inattesa violenza volontaria verso sé stessi... ecco... quello spettacolo mi ha davvero disturbata. 

Per contro, sembrava proprio un ragazzo, ventenne, efebico, acerbo forse, ma un ragazzo, e scoprirlo donna per me è stata un po' come una violenza. Difficile da raccontare, difficile da spiegare.  

...

In ogni caso sono stata io a chiedere di provare ogni cosa, nella vita, quindi non posso lamentarmi. 

Alla voce "Fare sesso con una donna" ho scritto: 

- Fatto (quasi) - Da non ripetere. 






2 commenti:

  1. Sai, leggendo la tua reazione, inizialmente, mi è dispiaciuto per quella ragazza.
    Poi però riflettendoci penso che avrei fatto lo stesso, con lo stesso sdegno del momento intendo. E' come essere stati un po' ingannati.

    Oh, già che c'eri poteva scapparci il fikyfiky lesbo, su :p

    P.s. ma perché anche tu cadi nel cliché del gay = più sensibile? XD

    Moz-

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  2. Ti assicuro, Moz, che mi sono sentita e mi ci sento ancora, orribile, per quella reazione. Sembrava davvero un uomo. E quel locale era frequentato esclusivamente da maschi.

    Lei non c'era mai entrata prima al punto che il bagno delle donne lo usavo come "garçonièrre", sicura di non venire disturbata.

    Ai tempi i locali lesbo erano altri. Interamente frequentati da ragazze.

    Sono molto liberale, riguardo la sessualità, ma il rispetto a mio avviso deve venire prima di ogni altra cosa. Il fatto che lei fosse "travestita" da uomo poteva, come è successo, generare equivoci, e dare per scontato che io fossi lesbica perché ero in un locale gay, dove però di lesbiche non ce n'era neanche una, era una deduzione leggermente azzardata.

    Il fatto stesso che mi fossi lasciata avvicinare da qualcuno che apparentemente era uomo avrebbe dovuto porre il dubbio sulla mia sessualità.

    Se avesse parlato, dalla voce avrei capito ed avrei avuto modo di spiegarle l'equivoco, senza traumi per nessuno. Si è ben guardata dal farlo. Mi ha vista un po' ubriaca e consapevole di sembrare al 100% un ragazzo ha pensato che, una volta che mi avesse avuta fra le mani, io non avrei posto ostruzione.

    Secondo me questa è una forma di violenza, in un certo senso, almeno quanto quella che ho applicato io nell'allontanarla da me.

    Poi quella forma di discriminazione al contrario. Una etero non deve entrare nei locali gay.

    Perché? Cosa siamo, contagiosi? Se si usassero il buonsenso e il rispetto, etero e gay non potrebbero convivere negli stessi locali?

    Questo, più di tutto il resto, mi ha mandata in bestia. Perché se ragioni così allora te lo meriti pure di venire discriminata, visto che tu per prima discrimini.

    E il Fikyfiky lesbo in parte c'è stato. Abbastanza per considerare l'esperienza sesso con donna fatta :P

    E per rispondere al tuo quesito sul cliché del gay più sensibile hai ragione, non vale per tutti i gay, come non vale per tutti gli etero, e in buona parte è frutto di una mia suggestione. Avendo avuto anche esperienze molto negative, con voi fanciulli, quando voglio sentirmi al sicuro cerco uomini gay, perché so che loro non mi faranno mai del male. Inoltre, non avendo interessi sessuali nei miei confronti, hanno proprio un modo diverso di rapportarsi. E il giudizio, con loro, non trova spazio. Molto rilassante.


    Mist

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Siccome sono estremamente generosa, ho deciso di permettere anche agli utenti anonimi di commentare. Dati gli argomenti trattati, capisco che molti non vogliano mettere il loro nome, qua sotto, e per questo offro questa possibilità. Questo però non significa che abbiate la licenza di scrivere ogni cosa vi passa per la testa. Gli insulti gratuiti, ad esempio, verranno cestinati. Faccio affidamento sul vostro buon senso. E siccome questo è il MIO mondo, e qua vigono le mie regole, l'unico giudizio insindacabile ed inappellabile su cosa rientri nel buon senso spetta a me. Tutto quello che, a mio modesto parere, è spazzatura, verrà impietosamente cestinato. Mi riservo anche di ritornare sui miei passi, se la mia fiducia nel genere umano si dimostrasse mal riposta.