22/05/13

L'uomo del telefono #7.1

Non ricordo granché del viaggio fino al residence, se non che dallo stereo della sua auto super accessoriata usciva il canto di un angelo. 

"Che bella musica..."

Ride, la sua risata calda, profonda, un po' saccente, la stessa che gli adulti riservano ai bambini quando fanno un commento ingenuo e un po' fuori luogo.

"Non la conosci, bimba? Ma dove hai vissuto fino ad oggi? Che musica ascolti? Non sarai tipo da ascoltare i Pooh o Masini, spero." 

Sento che mi guarda, e io lo ricambio con un'occhiataccia fredda e offesa. 

"Ascolto di tutto: Rock, Hard Rock, Punk, Metal, Dark, poi diversi cantautori, De Andrè, Graziani..." 

Non mi permette di terminare l'elenco, imponendomi il silenzio con un gesto imperativo della mano destra che protende davanti a me, per aprire il cassetto portaoggetti e lasciarmi cadere in grembo la custodia di un triplo cd, con la medesima teatralità di un prestigiatore che estrae il coniglio dal cilindro.

"Non ci siamo. Non può esistere il tutto, al di fuori del Jazz." 

Prendo fra le mani la custodia, una compilation da pochi soldi, di quelle che trovi nei cestoni degli autogrill, e leggo: le Grandi Stelle del Jazz, poi nomi che in qualche modo mi sono più o meno noti, ma più per sentito dire che per altro: Nina Simone, Ella Fitzgerald, Judy Garland (ma non è la bimba idiota del Mago di Oz?), Billie Holiday, e altri, per me del tutto sconosciuti.  

Estrae il cd dal lettore e me lo porge. 

"Tienilo. Impara ad amare la Vera Musica, bimba." 

E da quel momento il Jazz mi è entrato nel sangue, qualsiasi genere di Jazz. E ogni genere di Jazz ha il momento perfetto per essere ascoltato e il giusto stato d'animo da accompagnare. 

Non è il rock, la musica del demonio, i puritani degli anni '50 si sbagliavano, è il Jazz. 

Che ti rapisce i sensi e ti scioglie l'anima.

Che sa farti vibrare di desiderio e passione, e sa persino farti piangere, se serve. 

Scommetto la mia anima, per quel che vale, che i baccanali che si tengono all'inferno sono al ritmo di Jazz. 




Superiamo la cancellata semplicemente mostrando una tessera che certifica la nostra legittima presenza al residence. 

L'auto scorre lungo i vialetti tutti uguali senza incertezze, chiaro segno che Voce Profonda è già andato a vedere qual'è il bungalow che ci è stato riservato, e si ferma accanto al numero trentatre. 

Come entriamo noto subito traccia del suo passaggio. 

Sul tavolo, un po' assetata, una rosa dai petali gialli che sfumano al rosa sui bordi. 

"Ho bisogno di farmi una doccia." 

"Mi sembra un'ottima idea. La cena dovrebbe arrivare a breve, sicuramente quando avrai finito sarà servita. E vedi di non rivestirti. Un telo da bagno sarà sufficiente." 

Mi lascio alle spalle la zona giorno, la camera da letto è grande, pulita, più che dignitosa. 

Altre tracce di lui. 

Una borsa da viaggio. 

Un notebook. 

Sul letto un pacco regalo della dimensione di una scatola da scarpe, e sul comodino una rosa. Gialla pure questa. (Ma che c'ha, la fabbrica delle rose color gelosia, Voce Profonda?) 

Ignoro il tutto e mi infilo direttamente in bagno, ho bisogno di ritrovare le energie, e solamente una doccia bollente può rimettermi al mondo, ora. 


...

Quando riappaio nella zona giorno il piccolo salottino è illuminato da svariate candele, ed il notebook si è trasformato in un lettore mp3 che diffonde le allegre note di uno swing di Benny Goodman.

Sul tavolo due bottiglie di birra da sessantasei centilitri di nota marca baffuta e due cartoni da pizza. 

"E' questo il servizio in camera che aspettavamo con tanta ansia?" 

"Sai, il guaio è che qua non fanno servizio in camera. Ho dovuto ordinare ad una pizzeria da asporto." 

Mentre divoriamo le pizze lui mi indottrina sul jazz, mi fa ascoltare passaggi particolari, mi spiega perché non esista altra musica, secondo lui, ed io mi sento molto un'adolescente che stia cercando di sedurre il proprio insegnante con ben scarsi risultati perché, nonostante io indossi solo un telo da bagno avvolto attorno al corpo, per lui sembrano esistere solo gli ottoni, i bassi, le percussioni e il pianoforte, in questo momento. 





"Ti sei accorta che ti ho preso un regalo?" 

"Ho notato qualcosa, sul letto, ma mamma mi ha sempre detto di non toccare le cose che non mi appartengono." 


"E da quando fai quel che ti viene detto? Su, va ad aprirlo." 

Mi alzo per andare in camera, e lui rapidamente afferra l'orlo dell'asciugamano, impigliandovi le dita e strappandomelo di dosso, per poi guardarmi andare verso la stanza completamente priva di abiti. 

Siedo sul letto e senza troppa delicatezza strappo la carta anonima, color crema, per rimanere attonita ad osservare il contenuto della scatola. 

La sua risata mi racconta che devo avere assunto un'espressione piuttosto stranita, ed in effetti è così che mi sento. 

Davanti a me ho il giocattolo tecnologico più sofisticato che mente perversa possa aver mai partorito, credo, corredato di manuale di istruzioni, indispensabile, visto il numero spropositato di comandi posti alla base dell'attrezzo, per regolare vibrazione, rotazione e spinta, nonché stimolazione clitoridea. 

"Visto che non hai soddisfatto la mia richiesta, ho deciso di regalartelo io, il vibratore, bimba. Non serve che ti dica che è per quando ci sentiremo al telefono, vero?" 

Sto ancora guardando quella "cosa" con sospetto, neanche temessi che possa esplodermi fra le mani, quando le sue si posano sulla mia nuca, mi afferrano i capelli e mi obbligano ad alzare lo sguardo. 

Rendermi conto che quello che ho davanti è il suo sesso e averlo in bocca è tutt'uno, il modo con cui stringe i miei capelli, guida la mia testa, affonda nella mia gola mi comunica che sarà una lunga notte e che io avrò ben poca voce in capitolo, riguardo a quanto accadrà nelle prossime ore, probabilmente. 


...

Mi sveglio sentendo i suoi baci sulla schiena. 

"Non mi stancherei mai di sentirti ansimare e gemere. Potrei stare per sempre qua, a farti godere." 

"Si, ma sei stato così furbo da parlarmi solo di una cena, ed io per domani ho già degli impegni, e ho bisogno di qualche ora di sonno, Voce Profon..."

"Claudio."

"Cosa?"

"Claudio. Mi chiamo Claudio." 

"Si, ok. Dicevo che ho bisogno di dormire qualche ora, è stata una serata bellissima ma ora devo davv..."

"Qual'è il tuo nome?" 

"Laura." 

Mento. Spudoratamente. Gli rifilo il nome della mia compagna di banco delle medie, così, senza neanche pensarci. E' più forte di me. Del resto chi mi conosce dice che sono una stronza mica per nulla. 


...

"Ci divide un'ora scarsa di autostrada. Potresti venire da me il venerdì per cena e ripartire la domenica dopo cena." 

Stiamo andando a recuperare la mia auto, abbandonata sui colli. 

Sulle ginocchia ho il triplo cd interpretato da decine di donne ormai morte e quella specie di space shuttle del sesso, gelly rosa ripieno di perline metalliche, che secondo il manuale di istruzioni vibrano, pulsano e ruotano indipendentemente le une dalle altre, garantendo orgasmi stratosferici (del resto, raggiungere la stratosfera è il minimo che si possa pretendere, da un missile!!!)

"Si, beh, ci conosciamo appena, direi che è un po' prematuro parlarne adesso." 

"Senti, Laura, fin da quando ho sentito la tua voce la prima volta mi sono accorto che sei un animale di razza, ed ora ne ho la prova. Non ho nessuna intenzione di correre il rischio di perderti. Tu sei mia." 

Mi rendo conto che mi manca profondamente il sostantivo cagna, e che alla luce del sole tutto sembra sostanzialmente sbagliato. 

Ho la netta sensazione di essere finita in un film horror al contrario: donna  emancipata scopre che il mostro con cui è andata a letto in realtà è un ometto ordinario, alla disperata ricerca del banale orrore quotidiano. 

Arrivati alla mia auto mi offro di scortarlo fino all'autostrada, ma mi rassicura dicendo che le indicazioni stradali sono perfette e che si orienta senza difficoltà, e che se ho degli impegni è meglio che mi affretti. 

Gli regalo un bacio sulle labbra, di quelli adolescenziali con lo schiocco, e  la promessa che ne parleremo la sera al telefono, poi salgo in auto e sventolo la mano, mentre già mi sto avviando verso l'uscita del parcheggio. 

Quando arriviamo in pianura il traffico cittadino ci divide, e l'ultima visione che ho di lui sono gli stop che lampeggiano allegramente, in segno di saluto, quando sta per svoltare. 


...

"Posso esserle d'aiuto?"

"Si, grazie. Vorrei una sim ricaricabile." 

Non guardo il commesso brufoloso che mi si è avvicinato, impegnata a lambiccare con il mio cellulare (chissà perché non riesco mai ad aprire il coperchietto!) per estrarre quella che c'è dentro. 

"Vuole fare la migrazione del numero? Abbiamo delle offerte molto interessanti, lei con che gestore opera, attualmente?" 

Alzo lo sguardo verde muschio sul ragazzo, ed il sorriso stereotipato gli muore sul volto, ad incrociare gli iceberg che navigano nei miei occhi. 

"Non voglio fare nessuna migrazione. Voglio un numero nuovo. Se non erro le servono un documento valido e il mio codice fiscale." 

Mentre parlo consegno al ragazzetto i documenti, battendo il piede a terra, ad indicare che ho parecchia fretta. 

Alcune firme sui moduli e mi viene consegnata la schedina nuova fiammante. 

"Per attivarla basta che faccia una chiamata pagante, giusto?" 

Ancora una volta il commesso annuisce, sempre più allibito.

Chiamo immediatamente casa e quando sento rispondere la mia voce, resa meccanica dalla registrazione digitale, mi limito a dire: 

"Sto arrivando." 

Mentre esco dal negozio il commesso mi richiama indietro.

"Signora, la sua vecchia sim." 

La prendo, la stringo fra pollice ed indice e faccio pressione. 

La lamella di plastica si incurva fino al punto di rottura.



Click. 



11 commenti:

  1. Beh beh beh... sì, il finale è molto bello!
    Avevi ragione.

    Guarda, lo so che sono un rompicazzo infinito, ma se la scena finale al negozio di telefonia fosse stata dopo l'incontro tra la grata all'autogrill, con "Laura" che capisce la... "banalità quotidiana" della situazione derivante da Claudio che non è quello che lei forse si aspettava... beh, sarebbe stato molto bello lo stesso.
    Insomma, io non li avrei fatti scopare XD

    Però giustamente il racconto è tuo e li hai fatti scopare a rotta di collo e va bene così.
    Molto ben scritto, per nulla volgare (e ancora complimenti), ritmato.

    Brava davvero.
    All'inizio Claudio mi ha ricordato me, per come si comporta col jazz :p
    Non che io lo faccia col jazz, ma con tutto il resto XD

    Judy Garland, che strano nome... (cit.)

    Moz-

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  2. Vedi... Claudio ho commesso un qualche errore... solo dopo la tua amata grata...

    Ha usato le due locuzioni che io tanto odio. "Per sempre" e "mai".

    Ho permesso di usare quelle parole ad una sola persona, ora come le sento mi viene un attacco di dissenteria cronica.

    Per come la vedo io, non dirlo. Fallo. Dimostra con i fatti che sai trasformare "ora" in per sempre e "addio" in mai. Ma non ci riesce mai nessuno :P

    Altro errore. Ha iniziato a darmi per scontata. Io non sono scontata. Nel momento in cui credi di avermi, è l'attimo esatto in cui mi perdi. Non puoi imprigionare la nebbia.

    Quando ho iniziato questo viaggio, su queste pagine, ho premesso che non è un blog porno, l'oscenità sta nel tentativo di mettere a nudo una mente complicata e perversa.

    Non piego i fatti ad esigenze narrative, ma all'esigenza di ottenere il risultato.

    Precipitare chi legge nella mia dannazione ^_*

    Se riesco in questo, tutto il resto è un puro esercizio stilistico :)

    Ah, aggiungo un corollario alle leggi di Mist: mai rinunciare all'occasione di provare piacere :P


    Mist

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  3. Beh, come filosofia ci sta tutta, e penso che tu ci sia riuscita, anche se hai trovato un rompicoglioni come me che non si lascia mai del tutto trascinare.

    In ogni caso, complimenti davvero :)

    Moz-

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  4. Moz, Moz...

    Perché devi usare quell'accidenti di parola anche tu?

    Mai dire mai... potresti finire per venire smentito, prima o poi :P

    Suonava meglio se avessi detto: "che non riesce a farsi trascinare fino in fondo."

    Suonava meglio... ed era anche più credibile :P

    Mist

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  5. La storia prende forma e mi intriga. Non riesco però a commentare le dinamiche di coppia, perchè tanto non ci piglio mai e sparerei l'ennesima cazzata. Però...(mi addentro nel campo dove rischio di fare meno danni del solito)..la supremazia del jazz sul resto della musica mi lascia perplesso.Ho sempre pensato che la musica si dividesse in bella o brutta. il resto non conta,nè il genere,nè l'epoca,nè il musicista.
    A proposito di jazz e bella musica,ascolta questa :

    http://comeunkillersottoilsole.blogspot.it/2011/12/lover-man-charlie-parker.html

    besos,nebbia :)

    PS : anche stasera si rischiava il diluvio. Poi, il vento ci ha messo del suo.

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  6. Infatti, riguardo la musica, io ascolto davvero quasi di tutto, compreso la classica. Sono razzista solo nei confronti delle robe commerciali, senz'anima, anche se ultimamente mi sono un po' impigrita e prediligo o brani strumentali o italiani, così non devo applicarmi troppo per comprendere i testi, che per me hanno sempre una grande rilevanza.

    Musica per musica, ti lascio un qualcosa anch'io, che ho scoperto da poco e mi sono chiesta dove ho vissuto fino al giorno prima per l'ennesima volta. E' un intero concerto, non mi aspetto che lo guardi tutto, anche se merita, ma almeno l'inizio, i primi 10 minuti, sono qualcosa di imperdibile.

    Ma sicuramente già li conoscerai :)

    Riguardo la storia, è già finita, come il pezzo di Charlie Parker che stavo ascoltando mentre ti rispondevo.

    A presto, Cigno Nero :)


    P.S. Anche qua niente tramonto, o meglio, troppe nubi per tirarne fuori una foto minimamente suggestiva, pazienza :)

    Mist



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    1. Magari dovrei mettere il link -.-

      http://www.youtube.com/watch?v=T1YShYGk_6o

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  7. Mi manca il Link, (Laura) ;)
    Se me lo indichi, e non sono i Pooh, facile che me lo guardi(o riguardi tutto).
    Viviamo dello stesso razzismo,allora.Unica forma di intolleranza razziale che tollero:)
    La storia,pensavo, potesse avere un colpo di coda e un'ennesima sorpresa ( mi piacciono i finali sdoppiati). Adesso, a cosa mi appassionerò ? :)

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    1. Postato sopra :P

      Senti... ma per questi scambi musicofili di cui non frega niente a nessuno, abbiamo un modo per comunicare diverso dal blog? :P

      E poi no Laura :P Mist va benissimo XD

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  8. Sul mio blog c'è un indirizzo mail che è grosso come una casa :) E' il mio, ovviamente :)
    Ho dato un'occhiata al link e sprofondo nell'abisso della mia inettitudine...domani me lo guardo e prendo ripetizioni ;)

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    1. Ecco, avevo il dubbio che fosse un indirizzo condiviso, al tuo blog collaborate in 300 XD

      Guarda... quel link che ti ho passato me l'ha dato un amico metallaro 10 giorni fa dicendomi: Goditelo. E R&R!

      Mai mi sarei aspettata qualcosa del genere.

      I Codex Burana rifatti in un modo che unisce antico, classico e moderno in un mix così unico che i Carmina Burana di Orff diventano... ridicoli!

      A 39'30'' il violino mi ha fatta piangere.

      Adesso devo mettere le mani su tutti i loro lavori!

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