14/05/13

L'uomo del telefono #6.1

Notte.

Sono in un parcheggio e osservo i camion addormentati. 

L'autostrada è silenziosa, a quest'ora, al punto che il fruscio degli alberi, dietro di me, ne copre il rumore. 

Sono appoggiata al cofano della mia auto, per una volta in anticipo. 

Aspetto. 

Quando il telefono vibra fra le mie dita getto a terra la sigaretta ormai finita ed alzo lo sguardo alla luna, unica testimone di quell'attimo, mormorando: "ora vediamo chi è più bravo a giocare" e senza fretta rispondo alla chiamata. 

"Ehy, bimba, c'è qualcosa che non va. Sono al bar dell'autogrill, come d'accordo. Qua c'è un barista brufoloso ed una cassiera che viene importunata da un camionista, che sta cercando di convincerla a passare la notte con lui. E tu dove sei? Non è che sei dall'altro lato, vero?" 

Credo che la mia voce lasci trapelare la soddisfazione che provo, a sentirlo confuso.

"Stai per caso pensando che sia così stupida da essere nel lato dell'autostrada che va verso Firenze, Voce Profonda? Ti meriteresti che me ne torni a casa senza incontrarti, ma siccome questa notte mi sento particolarmente generosa, aspetterò che tu beva il caffè, prenda la macchina, e segua le mie indicazioni. Costeggia il parcheggio dei camion. Devi tenerlo sulla sinistra. C'è una stradina che lo affianca e conduce all'area di rifornimento, sulla destra hai una recinzione, non puoi sbagliare." 

...

Ci sei, amico mio, là fuori a spiare la mia mente? 

Inizi ad essere un po' confuso e a non capire più bene come io sia fatta? 

A volte agisco di puro impulso, in balia di quei venti che mi trascinano come un fuscello, altre invece sono così calcolatrice, attenta ad ogni mossa, come uno scacchista che osserva a lungo la disposizione dei pezzi, prima di agire. 

Conosco bene quell'autogrill. Si potrebbe dire che ci sono passata almeno una volta a settimana, diversi anni prima, quando a notte inoltrata se volevi comprare sigarette o qualcosa da bere, non avevi alternative che andare al Cantagallo. 

Lo conosco così bene che potrei disegnartene una mappa, se volessi, ed è questa la ragione per cui avevo scelto di incontrarci là, anche se forse l'altro, la Pioppa, sarebbe stato più comodo. 

Mi ero preparata all'incontro con estrema cura. 

No, non mi ero vestita da strafiga, come potresti credere. 

Non lo sono. Sono un maschiaccio, fondamentalmente, e non ho l'abitudine di fingermi diversa da ciò che sono le mie infinite personalità, perché sono consapevole che chi cerca di apparire diverso da ciò che è finisce, prima o poi, per rivelare la propria natura e deludere chi ha attorno. 

Io ti mostro subito il peggio, se non ti sta bene, quella è la porta che ti conduce lontano da me. Sei sempre in tempo a prenderla e andartene. Se non lo fai, non potrai mai accusarmi di non essere stata chiara, o di averti ingannato. 

In ogni caso indossavo scarpe da tennis, calzoni neri ed una giacca di taglio maschile, a pelle, nera pure questa. Unica concessione alla vanità, oltre al trucco per evidenziare i miei occhi, unica parte di me che si possa definire davvero bella, un ciondolo d'argento che si adagiava esattamente nella valle fra i seni, giocando a nascondersi nel bordo della giacca. 

...

Sono appoggiata al cofano della mia macchina, ed osservo i camion addormentati. 

Un lampione tinge d'arancio l'intera scena, falsando i colori in modo innaturale e dando ad ogni cosa un aspetto malato, insano. 

All'improvviso i fari di un'auto mi illuminano. 

Ho studiato attentamente anche la posizione in cui fermarmi, proprio nel punto in cui lo stradello di servizio fa una curva, illuminando appieno il parcheggio dei dipendenti dell'autogrill, a quest'ora pressoché deserto, ed io ho parcheggiato proprio al centro di questo, ben visibile. 

Non mi muovo. Aspetto che l'auto si fermi, che spenga i fari, che lui scenda. 

L'osservo avvicinarsi. Ci studiamo l'un l'altra. Ha un aspetto normalissimo, di un qualsiasi uomo che puoi incontrare in qualsiasi locale e neanche notarlo. Ben vestito, ma assolutamente nella norma. 

Se non per gli occhi. Neri, profondi. In cui arde un fuoco selvaggio. 

Scorrono su di me, ma non per valutare se gli piaccio. L'attrazione che proviamo è tale che l'aspetto fisico è qualcosa di assolutamente ininfluente, per entrambi. Risalgono fino ad incatenare i miei. E non lasciarli più. 

"C'è qualcosa che non va, bimba." 

Le stesse parole. Sembra di essere caduti in un telefilm di "ai confini della realtà", come se quella notte, quei gesti, quelle frasi fossero destinate a ripetersi per sempre. 

"Fra me e te io vedo una recinzione. Troppo alta per essere scavalcata. Ed un cancello chiuso con una grossa catena." 

Sorrido. Maliziosamente. E lascio il cofano dell'auto per avvicinarmi a lui, fermandomi distante quanto basta per rendergli impossibile sporgersi oltre le sbarre di ferro e afferrarmi. 

"Già. L'ho notato pure io. Visto che caso?" 

Lo prendo in giro, il mio tono di voce non può lasciargli dubbi. Sono in netto vantaggio, ed è chiaro che, qualsiasi fossero le sue intenzioni, non sarà questa la notte in cui le metterà in pratica. 

"Sei proprio una bambina cattiva e dispettosa." 

"E tu un ragazzaccio troppo arrogante e sicuro di te. Non potevi credere davvero che ti sarei caduta ai piedi solo perché lo hai chiesto." 

Lo provoco ancora, tanto fra me e lui ci sono quelle alte sbarre di ferro, distanti quanto basta per permettere di allungare un braccio, ma non di attraversarle fisicamente. 

Eppure... eppure... nonostante tutti i miei piani l'unica cosa che vorrei ora è attraversarle. Dirgli che scherzavo, che esca da quel cazzo di autostrada al casello di Casalecchio e porre fine al gioco. Perché lui ha ragione, e il desiderio di trasformare in fatti le parole che ci siamo scambiati al telefono è forte. 

Ma non quanto la mia bastardaggine. 

"Anche se fai la stronza te lo leggo negli occhi, cosa vuoi. Ricordi la ragione per cui esisti?" 

Tende la mano oltre le sbarre. 

Ed io gli concedo che lui incontri la mia. 

Mi strattona e ci troviamo premuti uno contro l'altra, divisi da un'inferriata insormontabile, occhi piantati negli occhi. 

Sento sotto la mia mano il suo sesso e sulla pelle del mio viso il suo fiato. 

E la tensione, fra noi, è così alta che potrebbero scaturire fulmini. 

Con la mano libera raggiunge la mia nuca e intreccia le dita ai miei capelli. Stringe, ed io provo un dolce dolore, poi mi preme il volto contro i ferri fino a farmi incontrare le sue labbra. 

E' un bacio rabbioso, quello che mi da, in cui esprime tutta la frustrazione per essere stato preso in giro ancora una volta, e io lo ricambio con un morso al suo labbro inferiore. Stringo rabbiosamente la carne. E lui intanto ride, per poi lasciarmi andare. 

"Non questo, ma il prossimo sabato andiamo a cena assieme. E non voglio altri trucchetti, bimba. E' divertente giocare con te, ma il gioco è bello quando dura poco, poi stanca." 

Sta già arretrando verso l'auto. 

Io invece sono ancora ferma, premuta contro le sbarre della recinzione. 

Sale in macchina. 

Io afferro le sbarre con una forza tale da farmi sbiancare le nocche. 

Se ne va. 

Io rimango a guardare i fanalini di coda dell'auto sparire oltre l'area di rifornimento, per un tempo che pare eterno. 

Solo quando la mezzanotte è ormai passata da un po' mi riscuoto dai pensieri che mi avevano paralizzata. 

Salgo in macchina e mi butto sui colli, la stessa strada stretta di pochi giorni prima, ma in senso contrario. 

Arrivata al tornante con vista sul vuoto mi fermo e scendo. 

La luna piena, alta nel cielo, illumina il profilo dolce delle colline e l'aria, questa notte, è così tersa che si riesce a vedere fino in Toscana. 

E ancora una volta immagino di rialzarmi in volo. E lasciare la dannazione alle mie spalle. 

11 commenti:

  1. Sai una cosa?
    Sarebbe un finale PERFETTO, questo.
    Se fosse un film, una serie... madonna quanto mi piacerebbe!
    Perché l'incontro di persona annuncia una sorta di virus che ormai c'è e da cui non vi potrete liberare.

    Moz-

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  2. Il finale perfetto ci sarebbe stato se, arrivata a quel tornante che si affaccia sul vuoto, mi fossi lanciata e fossi riuscita a volare.

    Invece, purtroppo, sono ancora costretta ad usare l'auto, per spostarmi :)

    Mist

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    1. Ma quello sarebbe il finale perfetto di OGNI storia!! P.s. per la questione di friendconnect... non so manco cosa sia, forse non uso quella cosa... mandami una mail magari!!

      Moz-

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  3. Scusa la superficialità, ma non mi è chiara una cosa:
    quindi nessuno tromba in questa storia, corretto?

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    1. Per ora nessuno ha trombato, se non al telefono, in questa storia :)

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    2. Il telefono è già un inizio.
      Scusa se ho letto solo quest'ultimo post, approfondirò la lettura del blog (per arrivare alla parte della bombata telefonica).
      Un piacere conoscerti.

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    3. Piacere mio.

      Apprezzo molto quel che pubblichi, così mi sono addata ai tuoi feed.

      Ti consiglio, in ogni caso, di leggere i primi due o tre post, in aprile, se hai tempo da perdere.

      Di fatto questo blog non è porno nè erotico.

      E' un modo per descrivere una mente psicotica, malata, perversa e amorale, per cui il sesso ci entra, ma non è sempre al centro dell'attenzione.

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  4. Carissima io sto continuando a scendere...

    Te lo dico perché è un periodo in cui pubblico e commento poco, al massimo scrivo qualche articolo on-line, ma blog zero.

    Rimani una delle mie blogger preferite!
    A presto.

    Fabio

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  5. Fabio :)

    A me basta sapere che ci sei...

    Sto per pubblicare un nuovo post. Su quello ci terrei tanto al tuo parere.

    E' un po' diverso come argomento :)

    Fra poco lo trovi. Sto preparando l'immagine di commento e poi lo metto on line.

    Rimani ancora un po' :)

    Mist

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Siccome sono estremamente generosa, ho deciso di permettere anche agli utenti anonimi di commentare. Dati gli argomenti trattati, capisco che molti non vogliano mettere il loro nome, qua sotto, e per questo offro questa possibilità. Questo però non significa che abbiate la licenza di scrivere ogni cosa vi passa per la testa. Gli insulti gratuiti, ad esempio, verranno cestinati. Faccio affidamento sul vostro buon senso. E siccome questo è il MIO mondo, e qua vigono le mie regole, l'unico giudizio insindacabile ed inappellabile su cosa rientri nel buon senso spetta a me. Tutto quello che, a mio modesto parere, è spazzatura, verrà impietosamente cestinato. Mi riservo anche di ritornare sui miei passi, se la mia fiducia nel genere umano si dimostrasse mal riposta.