09/05/13

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Il sentiero che costeggia il torrente, in questo angolo di parco, è chiaramente poco frequentato e nascosto alla vista dall'argine che, rivestito d'alberi, costituisce uno sbarramento naturale allo sguardo dei curiosi. 

E' il primo pomeriggio, ed il sole a picco riduce le ombre a scarse chiazze ai piedi dei cespugli. 

In questa giornata di tarda primavera l'afa regna, così come le zanzare che creano nubi vorticose sul pelo dell'acqua stagnante, e l'unico suono che si sente è il chiacchiericcio ininterrotto degli uccelli, improvvisamente spezzato da due diversi tintinnare. 

Scorrendo con lo sguardo lungo il sentiero, verso nord, si incontrano due paia di piedi, i primi calzati in ciabatte di cuoio indiane, i secondi in anfibi, ma non quelli fighetti del Dr. Martens, bensì quelli pesanti, acquistati in un banchetto di articoli militari usati. 

Risalendo verso l'alto, lungo le due figure, sopra le ciabatte indiane si vedono caviglie sottili e polpacci ambrati d'una precoce abbronzatura, poi calzoni di canapa a righe lilla e verdi, mentre dagli anfibi scaturiscono un paio di jeans stinti, attillati, scarabocchiati con un pennarello nero, recanti i simboli di svariati gruppi musicali, oltre alle grida di un'anima inquieta. 

Ciabattine Indiane indossa una casacca di garza con fiori multicolori, chiusa sul seno da laccetti terminanti ognuno con un grappolo di minuscoli sonagli rotondi, mentre anfibi militari porta quella che un tempo era un t-shirt verde con la stampa di un teschio che stringe fra i denti un coltello, seviziata brutalmente fino a divenire una canotta sbilenca, che lascia vedere la carnagione fin troppo chiara, e un giubbotto di pelle nero, anch'esso scritto con un pennarello di vernice bianco, e decorato con una miriade di spille da balia, come se fossero le mostrine di un veterano di guerra. 

A completare il look delle due adolescenti ci sono collana, orecchini, bracciali e cavigliere di argento indiano, ornati da campanellini identici a quelli della casacca e che tintinnano allegramente ad ogni suo movimento, per ciabattine indiane, mentre l'altra porta avvolte attorno al corpo circa tre chili di catene, oltre a svariate borchie ai polsi e alla vita. 

Per comodità chiamerò "Ciabattine Indiane" Allegra e "Anfibi Militari" Sophia, per distinguerle una dall'altra più facilmente. 

Raggiunto un punto in cui il torrente fa un'ansa le ragazze si siedono a terra, proprio sulla riva ghiaiosa, Allegra sempre a parlare, incessantemente, e Sophia che grugnisce qualche assenso, di tanto in tanto regalando un commento sarcastico all'amica. 

Sono una strana coppia, quelle due, così mal assortite fra loro eppure inseparabili fin da quando erano piccolissime. Sophia inizia a calciare sassi nel fiume mentre Allegra prepara una canna d'erba, che accende e passa all'amica dopo qualche tiro. 

Sono diverse, quelle due, così mal assortite. Allegra fuma le canne perché la fanno ridere, la fanno divertire e la rendono più affascinante con i ragazzi, mentre Sophia le fuma perché la fanno pensare, come se già non pensasse abbastanza da lucida, come se già non si facesse abbastanza male da lucida. 

La pigrizia del primo pomeriggio viene spezzata dal risentito gracidare di un rospo, disturbato nel suo appostamento da un sasso calciato da Sophia nell'acqua stagnante del torrente in secca, poi alle spalle delle due ragazze, da un cespuglio distante una decina di metri, un rumore alieno. 

Allegra si volta di scatto. Lei è la brava ragazza, insegna catechismo ai bimbi della parrocchia, ed è stata cresciuta nei precetti morali e bigotti catto-comunisti, ha paura dell'uomo nero, dello sconosciuto che potrebbe farti male, traviarti, rapirti, portarti all'inferno. 

Sophia si gira a sua volta. Lei non è brava. Non insegna catechismo. E' stata cresciuta da una famiglia di sinistra, ma non ha alcun imprinting religioso. Se lei incontra l'uomo nero lo prende a calci in culo, o almeno ci prova. E se esistesse un diavolo gli regalerebbe volentieri la propria anima, in cambio di veder realizzato il proprio desiderio: poter provare ogni cosa esista. 

C'è un uomo, là, nei cespugli.  

Si sta masturbando. 

Allegra emette un gridolino stridulo e sussurra all'amica: "Scappiamo."

Sophia si alza in piedi e sibila all'amica: "Non ti muovere."

...

E' il primo pomeriggio, fa molto caldo e pare che l'intera città stia dormendo. Là, in quell'angolo di parco, neanche il rumore del traffico arriva a disturbare, è come se per arrivarci si dovesse varcare una soglia che ti porta altrove. Probabilmente là, in quell'angolo di parco, nascosto allo sguardo dall'argine del torrente e scelto proprio per questa ragione, quell'uomo potrebbe fare del male alle due ragazze, e probabilmente se questo fosse un film tutti gli spettatori darebbero ragione ad Allegra, scappate. E' questo, che stai gridando nella tua mente, amico mio? 

"Scappate!" 

E' strano, quel che può accadere, in quegli angoli di mondo che sono slegati dal continuum spazio temporale. Così strano. Si narra persino che un topolino abbia ipnotizzato un cobra, in uno di questi strani luoghi. 

...

Il viso di Sophia è accuratamente truccato, così come accuratamente sono avvolte le catene attorno al suo corpo, così come accuratamente ha lacerato la t-shirt, perché nulla, in lei, è casuale. Ogni singolo particolare è studiato con maniacale cura. Così il volto pare quello di una bambola dannata. La carnagione, già pallida perché cerca di non esporla mai direttamente al sole, è resa ancor più chiara ed uniforme da una cipria che la fa sembrare di porcellana. Le labbra sono tinte di rosso sangue e contornate di nero, gli occhi ingranditi da un ombretto scurissimo. 

E all'improvviso piega le labbra ad un sorriso aperto, lascivo, un sorriso a cui gli occhi, però, rifiutano di partecipare. 

"Perché te ne stai là nascosto, tipo?" 

Da un tiro alla canna, e sbuffa fuori il fumo, mentre cammina direttamente verso l'uomo. 

Lui è indeciso, è evidente che il comportamento della ragazza lo ha spiazzato, quelli della sua razza sono profondamente vigliacchi, si nascondono e godono nell'ombra, ma non sanno affrontare direttamente l'oggetto del loro desiderio. 

Sophia continua ad avvicinarsi, ed a parlare. La voce suadente va via via cambiando di tono. E' uno dei tanti doni che ha, saper usare la propria voce come uno strumento, è innato e solo da poco ne sta iniziando a comprendere il potere. 

"Sai, è molto più divertente se lasci fare a me."

Allegra si è alzata, ed insegue l'amica cercando di afferrarla alla cintura, implorandola di andare via, mentre Sophia continua ad avanzare sempre più rapidamente verso il cespuglio, e a ogni tre passi in avanti di lei corrisponde un passo indietro di lui.

"Potrei masturbarti io, lo so fare, davvero." 

Continua a parlare, ma ora c'è un qualcosa di stonato, una nota stridula che si somma al clangore del ferro che la cinge. 

"Poi potrei prendertelo in bocca."

Due passi. Solo due passi e potrebbe farlo davvero. 

"E staccartelo a morsi." 

Gli grida in faccia. 

E' tutto così rapido che Allegra ha l'impressione che l'uccello dell'uomo s'ammosci prima ancora che Sophia abbia pronunciato quest'ultima frase. 

Lui si gira, prende a correre. Sophia lo rincorre in mezzo all'erba alta. 

Lui ha ancora il cazzo fuori dalla patta dei calzoni. Pende miseramente come una lumaca morta. 

"Perché scappi, pezzo di merda? Non te lo facciamo più venire duro, quel cazzetto che ti ritrovi?" 

La scena è surreale. Un uomo con l'uccello fuori dai calzoni inseguito da una ragazzina vestita come una ferramenta, a sua volta inseguita da una figlia dei fiori in ciabatte, su per l'irto argine di un torrente. 

E' un attimo, poi una crepa nel terreno è fatale. La punta dell'anfibio vi si pianta dentro, Sophia crolla al suolo, ancora gridando offese verso l'uomo, che corre che nemmeno Mennea (*), sparendo ben presto oltre la sommità del declivio. 

L'impatto con il suolo è duro e Sophia non fa nulla per proteggersi. Sbatte il viso sull'argilla secca, le braccia aperte, rimane stesa a terra, prona, come se fosse crocifissa. 

Quando Allegra, arrancando a causa delle ciabatte, la raggiunge, la trova ancora là. 

Le solleva il viso, e la maschera di porcellana è sciolta da nere lacrime e da rosso sangue. 

...

"Voglio provare tutte le cose che esistono, e poi morire la prima notte del 2000!"

Dissi alla mia unica amica, un giorno di molti anni prima di questi fatti che ti ho appena raccontato, con una serietà ridicola per una bimba di sei o sette anni. 

Il 2000 è passato da molto tempo, ma ancora non ho finito di sperimentare tutte le cose che esistono. 

Ho fatto un patto con il diavolo, la mia anima è dannata, la morte può attendere. 





(*) Cit. Daniele Silvestri






In ricordo di "Allegra"
Per lei la droga era un gioco
E il gioco è stato più duro di lei.



12 commenti:

  1. Letto d'un fiato.Davvero coinvolgente, davvero un bel ricordo.

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    1. Oggi per caso mi sono trovata a passare proprio in quell'angolo di mondo... ora non è più così isolato, adesso ci passa il percorso vita ed è pieno di gente che si allena... ma il varco spazio temporale c'è ancora, e per un istante sono ripiombata in quel giorno, quando avevo 17 anni.

      In ogni caso devo contraddirti. Non è un bel ricordo, non completamente, almeno.

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  2. Passo a commentarlo oggi pomeriggio! :)
    Buona giornata, Nebbia!!

    Moz-

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    1. Ehilà, Moz :)

      Buona giornata a te! :)

      P.S. Commentare non è un dovere.

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    2. Commento invece molto volentieri.

      Dunque, in alcuni punti ho avvertito come una leggerissima caduta di tono, per fortuna poi ripresa subito.
      Il racconto scorre bene e mi è piaciuto. Hai raccontato la dannazione dell'anima di Sophia, chi può dirlo, magari il suo patto col diavolo è nato proprio da quella caduta, dal sangue e terra, e da un cazzo moscio che se l'è data a gambe.
      Una persona che vuole provare tutto, non potrà mai morire, nemmeno se volesse provare la morte.

      Moz-

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    3. Per questo Sophia (Uno pseudonimo per altro non scelto a caso, come del resto Nebbia :P) è sopravvissuta al 2000, nonostante i suoi propositi infantili ^_*

      Le cadute di tono... eh... forse era il magone che provavo mentre scrivevo. Se hai notato, per la prima volta ho usato la terza persona... e non a caso :)

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    4. No aspetta, non fraintendermi.
      E' tutto scritto molto molto bene, io parlo di puro gusto personale. Piccole frasi o parole che IO non avrei messo... tutto qui! :)
      Niente da dire sulla tua scrittura, è asciutta ma con qualche giusto barocchismo, proprio come piace a me. Scorre che è un vero piacere.

      Moz-

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    5. Accetto anche commenti negativi.

      Sono si presuntuosa, ma per quanto consapevole di avvicinarmi alla perfezione, so anche di potermi ancora migliorare XD

      Ciao :)

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    6. Non era affatto un commento negativo, era solo una cosa molto personale :)

      Moz-

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    7. Oggi giochiamo a non capirci io e te XD

      Intendevo dire che se anche tu avessi pareri negativi, li accetterei di buon grado! :P

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    8. Sì, sì, avevo capito!! :)
      Forse :p

      Buona domenica, Nebbia!

      Moz-

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  3. Splende il sole... non sarà buona fino al tramonto! Sai che la Nebbia non va molto d'accordo con l'astro diurno XD

    Buona domenica a te, Miki Mous... ops :P

    Mist

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